La pesca delle trote
La pesca
Il territorio di Papiano è delimitato da numerosi torrenti rumorosi scintillanti ricchi di acque, provenienti dalle falde del Falterona: Rigaggioli, Vadarello, Arnaccio, Arno, Oia, Gorgone e Staggia, ammirati e decantati da famosi poeti.
Nascoste nei mille anfratti e pozze, le trote trovano il loro ambiente ideale.
Negli Statuti del “Comune di Porciano “si trova il primo documento che parla delle trote dei nostri fiumi datato 18 novembre 1445.
Negli Statuti della contea di Urbech, del 1607 fu sancito che nel torrente Vadarello la pesca fosse riservata esclusivamente ai conti d’Urbech e nella prima metà del seicento Cosimo II dei Medici emano’ leggi, che istituivano bandite di caccia e pesca nel nostro territorio.
Con la legge organica del 1619 fu proibito per tutti la pesca con rete, a amo, a mano o con altri strumenti nei fiumi Oia , Staggia e in tutti gli affluenti dello Stato Granducale.
In questi fiumi la pesca per gusto e diletto era riservata solo ai Granduchi, che destinavano le trote alla propria tavola. Furono previste pene pecuniarie severissime: 25 scudi per chi non rispettava il divieto di pesca e 50 scudi per chi inquinava le acque, in più pene corporali consistenti in due tratti di fune. Se le leggi venivano infrante per la seconda volta la pena pecuniaria raddoppiava e si poteva andare anche in galera.
Una guardia armata di archibugio a ruota, vigilava sull’osservanza del divieto. Tutto questo trovava ragione nella volontà di tutelare la purezza delle acque e dei suoi preziosi abitanti.
In tempi più recenti sono state proprio le trote ad arricchire la misera tavola dei nostri contadini e tagliatori.
Lago per la pesca sportiva e Allevamento di “Giacomo e Simone Puccini 349.4445157 – 338.7823482”
Le trote dei fiumi Oia, Staggia ed Arno, erano particolarmente apprezzate sin dal XV secolo, così, vennero protette addirittura da norme statutarie. Successivamente, i granduchi di Toscana le usavano per la loro tavola.
Alcuni piatti locali sono veramente unici come l’acqua cotta arricchita con funghi porcini ed uova, la zuppa lombarda che nella sua assoluta semplicità presenta sapori unici. Il formaggio pecorino, sia fresco sia stagionato, era già famoso al tempo dei romani. I tortelli di patate, però, sono il piatto “forte”: con l’acqua dell’Oia, unitamente ai sapori locali ed alle patate che questa terra ci regala, non hanno rivali in Toscana. Il tortello di patata entra a far parte della rinomata cucina papianina ai primi del XIX, anche se ci sono fondati elementi per farlo risalire agli ultimi del ‘700, quando la patata fu introdotta nella rotazione agraria su pressante invito del governo granducale onde sopperire alle varie carestie. A Papiano conoscevano molto bene gli antichissimi tortelli di ricotta, oggi ravioli, legati strettamente alla pastorizia transumante.
Da questi sono derivati proprio i tortelli di patate.
Aspetti nutrizionali della ”TROTA“
Piatti Tipici
Lessare la trota con gli odori e sfilettarla. Preparare un soffritto con aglio, prezzemolo, pomodoro, sale, pepe e peperoncino. Finire di cuocere la trota.
Pulire i gamberi. Fare un soffritto con aglio, prezzemolo, pomodoro, pepe, sale e peperoncino, aggiungere i gamberi e cuocere.
Pulire le trote, infarinarle e friggerle in olio bollente. Scolarle nella carta gialla e salarle.
Friggere le trote pulite. Preparare un sugo con aglio, prezzemolo e pomodoro. Mettere le trote fritte e finire la cottura.
Pulire le trote, condirle con un trito di prezzemolo, rosmarino, aglio, sale e pepe, dentro la pancia e fuori. Prima di grigliarle passarle nel pan grattato. Una volta cotte condire con una miscela di olio e limone.
Far bollire la trota in abbondante acqua insieme a carote, cipolle, sedano, zucchine e patate. Quando è cotta lasciarla raffreddare nel tegame e toglierla solo quando è fredda per evitare di romperla. Diliscarla delicatamente e decorarla con maionese, olive nere, un ciuffo di prezzemolo e tutte le verdure del brodo tagliate a pezzettini.
Pulire i gamberi. Fare un soffritto con aglio, prezzemolo, pomodoro, pepe, sale e peperoncino, aggiungere i gamberi e cuocere.
Lo sapevate che … ?
Il proverbio “sano come un pesce” in origine stava a significare come in natura sopravvive sempre il soggetto più forte e quindi più sano. Oggi significa, per i prodotti di acquacoltura, pesce sano e garantito grazie a controlli effettuati durante tutto il ciclo produttivo, dall’avannotto al prodotto finito.
Il pesce di allevamento è super controllato e quindi può dare maggiori garanzie rispetto a quello pescato perché i circa 1000 impianti di acquacoltura sono sottoposti a controlli periodici da parte delle ASL.
L’uso di antibiotici in acquacoltura è controproducente perché rende il pesce inappetente e non lo fa ingrassare.
L’alimento del pesce di acquacoltura costituito solo da farine di pesce e altre farine vegetali.
La trota, oltre che un ottimo pesce d’acquacoltura, è utilizzato come termometro per valutare il livello di inquinamento delle acque.
Il pesce di allevamento italiano, grazie alla vicinanza degli impianti di acquacoltura, arriva fresco sulle nostre tavole poche ore dopo essere stato pescato.
La freschezza del pesce si riconosce dalla lucentezza delle squame, dalle branchie rosate, dall’occhio trasparente e leggermente sporgente e dalla carne soda ed elastica.
Tecniche di pesca sportiva
Nei fossi e nei torrenti di montagna Casentinesi si usa da sempre la tecnica della pesca a tocco. ; per eseguire questo tipo di pesca si adoperavono canne di banbou, oggi si possono utilizzare moderne attrezzature al carbonio, leggere e molto più lunghe.
L’importante è che l’approccio alla pozza o alla correntina avvenga in modo da non spaventare le prede.
La tecnica Casentinese prevede di adoperare lenza del 20, lunga circa tre metri, agganciata al vettino rigido della canna con uno spezzone di filo verde per vedere meglio la posizione della lenza, un amo grosso da 3,4 ed un unico piombo a 10 cm. dall’amo.
Si avvolge sul vettino della canna tutta la lenza che non serve e con abilità si ricala nelle pozze e negli anfratti e al bisogno per far toccare il fondo all’esca.
Procedendo in questo modo ,si superano tutti gli ostacoli che si frappongono nell’alveo del fiume.
Le esche più comunemente adoperate sono : i lombrichi di terra di medie dimensione , i bachi muratori che si trovano sotto i sassi del fiume da primavera in poi e le camole bellissima esemplare dal corpo slanciato con la livrea punteggiata di nero e rosso, testa ampia e bocca robusta.
Si nutre di pesciolini,insetti,larve,molluschi uova ecc. É sedentaria ,ogni animale ha i suoi posti nella pozza dietro sassi o radici; solamente nel periodo di riproduzione possono risalire la corrente .
La livrea della fario può essere leggermente diversa a seconda della localizzazione del fiume:
- La ” Fario nera” è caratteristica dei fossi discendenti dal Pratomagno e dal Falterona
- La “Fario Pallida” più chiara , quasi biancastra, con una fine punteggiatura di un tenue arancione, tipica dei torrenti della zona della Verna poco ombreggiati e discendenti tra terra e sassi calcarei.