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Storia

Scopri Papiano

Papiano faceva parte di un vasto comprensorio, dell’ alta valle dell’Arno, che ha visto fiorire e svilupparsi popolazioni preistoriche e protostoriche, come gli appartenenti alla civiltà Appenninica e quindi Ligure, che ci hanno tramandato la più antica ed importante attività casentinese: l’allevamento transumante delle pecore. “La Falterona”, montagna che sovrasta maestosamente a nord questo villaggio, è stata oggetto di culto plurisecolare (VI sec. a. C. – II sec. a. C.) da parte degli Etruschi testimoniato dalla leggendaria stipe votiva del “Lago degli Idoli”.

Il toponimo Papiano è d’origine latina e ci ricorda il fondo agricolo della famiglia romana Papeia o Paperia. Il villaggio ha preso il nome dal “fundus Papeianus o Paperianus”. La comunità religiosa raccolta attorno alla sua chiesa “madre” (Pieve di Stia) è da ritenersi già formata nel V sec. d. C.. In epoca medievale (XI – seconda metà del XII secolo), Papiano era il centro direzionale di un ampio ed importante Distretto Giudiziario Imperiale. Qui, potenti Giudici Imperiali, appartenenti ad un’unica famiglia, amministravano la giustizia in un vasto territorio. Questa ricca famiglia possedeva il territorio papianino, quello della valle del Solano fino ad arrivare al castello di Nipozzano (Valdarno fiorentino). Il primo castello sorto a Papiano era la residenza di questi Giudici Imperiali ed il luogo dove gestivano la giustizia, ed ancor oggi, la località “Castello” ci mantiene vivo il ricordo dell’importanza che aveva Papiano, oltre mille anni fa.

Le indagini archeologiche, storiche, toponomastiche ed oggi anche ematologiche, ci dicono che nella zona, corrispondente agli attuali territori comunali di Stia e Pratovecchio, si sono stanziati stabilmente popolazioni dell’antica Germania le quali hanno lasciato tracce indelebili. L’esempio più clamoroso è Urbech, toponimo d’origine germanica che significa “luogo dove il fiume curva”. Proprio qui, a Papiano basso, dove il fiume Staggia fa una curva, nella seconda metà del XII secolo è sorta la Contea Imperiale d’Urbech, istituita dai conti Guidi del ramo di Modigliana, con il consenso dell’imperatore Federico Barbarossa. Questa Contea rimase alla linea “mascolina” dei conti Guidi del ramo di Modigliana-Urbech fino al 1501. La contessa Costanza Guidi (vedova di Mazzone Mazzoni d’Anghiari), l’unica rimasta in vita, grazie alla sua indomita intraprendenza, ottenne il feudo fino alla sua morte. Costei non si ritenne appagata e riuscì ad avere, nel 1532, da Alessandro dei Medici, duca di Firenze, l’investitura di conti d’Urbech per i Mazzoni, figli della contessa.

La Storia

Nel 1565, il duca Cosimo I dei Medici, con un atto d’imperio, non del tutto legittimo, impose ai conti Mazzoni d’Urbech la ridefinizione del territorio della Contea che assunse struttura identica all’attuale comunità e villaggio. Da questo momento, la Contea d’Urbech, che inglobò tutto il territorio di Papiano, fu suddivisa in terzieri come una città. Questi erano: terziere di Renaccio, terziere di Brenciolatico e terziere del Colle. Altro elemento alquanto singolare della Contea, se non unico nel suo genere, è riferibile alla presenza dello stemma civico.

I Mazzoni rimarranno conti d’Urbech fino al 1747. Proprio in quest’anno passa sotto la giurisdizione civile della Podesteria di Pratovecchio. Nel 1756 questo territorio fu concesso in feudo al marchese Carlo Ginori. Detta Contea rimase alla ricca famiglia fino all’abolizione dei feudi nel 1778 e ritornò a far parte della Podesteria di Pratovecchio. Tutt’oggi il titolo di conti d’Urbech è ad appannaggio dei Ginori.
Papiano rimarrà parte integrante del comune di Pratovecchio fino al 1929 e per cinque anni farà parte del comune di Pratovecchio-Stia. Solo nel 1934 diventerà un’importante frazione del comune di Stia com’è attualmente.

Arte

Nella chiesa di S. Cristina (documentata dal XIII secolo) si possono ammirare alcune opere d’arte come il ciborio in pietra, nella parte destra entrando, attribuito al famoso scultore del ‘400, conosciuto come Mino da Fiesole o da Poppi ma realmente nato proprio a Papiano.

Questa opera è della seconda metà del ‘400. Altra opera del XV secolo, si trova nella parte sinistra entrando, è un affresco ridipinto a tempera raffigurante la Madonna con Bambino d’arte toscana. Il fonte battesimale in pietra serena del XVII secolo, di mano locale si trova nella parete destra, entrando.

Nella stessa parete si trova un importante altare della Madonna del Carmelo eseguito nel 1735 commissionato da una benestante famiglia di Papiano, i Ciarpaglini. Si può ammirare anche un organo ad armadio di metà del ‘700. Nell’attuale campanile a torre, che ha sostituito nel 1938 quello a vela a due luci, si trovano antiche campane: una del 1487 ed un’altra del 1679 con la stemma dei conti Mazzoni d’Urbech. L’altro edificio sacro di una certa rilevanza è il Santuario Mariano della Madonna di Belvedere ma comunemente conosciuto come “Madonna di Montalto”.

L’immagina, ad affresco, della Madonna con Bambino che si trova sopra l’altare ed inserita in un edicola, è molto venerata e risale al XVI secolo. Questo stupendo luogo, dove si affollano leggende e preghiere, è frequentato sin dal ‘500 per ritrovare la serenità di spirito. Nel villaggio c’erano (XVI – XIX secolo) due cappelle private attigue ad altrettante residenze di signori locali. Il primo si trovava in località Colle, vicino alla casa natale del grande sculture Mino, ed era della famiglia Martellucci, intitolato a S. Giovanni Battista. L’altro era della famiglia Fantoni e si trovava in località Pristiani, oggi La Piana, ed era intitolato a S. Rocco.

All’interno della cappella di S. Stefano (documentata dal XI secolo), poi detta “a Tuleto” ed attigua al castello d’Urbech, si può ammirare una tela con la Madonna e Santi (S. Stefano e S. Antonio Abate) del XVIII secolo, un ciborio in pietra serena per oli sacri ed una lampada in ottone del XVII secolo.
Un altro luogo da visitare è il piccolo poggetto dove era ubicato il leggendario castello d’Urbech, centro di potere della omonima ed antica Contea Imperiale. Oggi questa roccaforte è ridotta ad un groviglio d’edifici stravolti negli ultimi 200 anni e definitivamente dopo il terremoto del 1919. Nonostante che la struttura architettonica presenta una difficile lettura, si possono, comunque, intravedere ruderi di cinte murarie, resti di torri ed oggi trasformate in abitazioni come “torricella”, resti di finestre e la bella porta castellana con bugne in pietra serena. Gli elementi più antichi risalgono al XII secolo

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